Il Borgo
Il borgo di San Vito, sulla collina di Piossasco, in provincia di Torino, è un piccolo gioiello incastonato alle pendici del Monte San Giorgio, che lo protegge sul lato nord, caratterizzandone il clima, sempre gradevole.
E’ un set naturale fatto di scorci architettonici, che vanno dal periodo romanico al ‘700, scenografia armonica che trova una delle sue massime espressioni nelle “vigne”, le signorili ville di campagna scelte come luoghi di vacanze dalle nobili famiglie di città. Affacciate sulla valle o nascoste tra il verde, le “case di campagna” danno un’impronta di raffinata, ma discreta, eleganza al piccolo nucleo collinare appoggiato all’ombra dei tre castelli, che testimoniano le tappe storiche della città.
Perfettamente conservato è solo il più recente, ovvero il castello dei Nove Merli, di epoca tardo napoleonica. Gli altri due sono arrivati fino a noi in rovina: uno bombardato e distrutto durante l’assedio francese culminato nella battaglia della Marsaglia, avvenuta sulla piana dominata dal borgo; l’altro fu abbandonato prima di essere completato.
L’antico insediamento di San Vito, che poi si è sviluppato a valle, ha la sua origine intorno alla chiesa che domina il borgo. La parrocchiale – dedicata ai SS. Vito, Modesto e Crescenza – con l’annessa Canonica, è la più antica tra le due parrocchie cittadine ed è un bene prezioso per la comunità. Ha origini romaniche, datate all’XI secolo. Benedettini e cistercensi si avvicendarono nel monastero fino a che, nel 1452, il complesso divenne bene secolare acquisito dall’arcidiocesi di Torino. A quell’epoca risale il battistero, l’elemento più antico negli interni, del 1461. Restaurata e ampliata nel corso dei secoli, prolungando le navate, la chiesa prese la forma attuale tra il 1595 e il 1600, con alcuni rifacimenti nel 1700 e parzialmente nel corso dell’800 a seguito dell’incendio provocato dalle truppe Napoleoniche, epoca in cui è stata inserita l’attuale facciata barocca.
L’interno conserva l’organo del 1842, opera dei fratelli Bussetti. Contigua alla chiesa è l’antica Casa Vicariale edificio che conserva importanti segni della sua storia che si svela sul muro del corridoio al secondo piano nella canonica, un tempo parte del monastero annesso alla parrocchia, con un affresco presumibilmente datato intorno al 1460, dedicato alla Passione di Cristo con alcune figure di santi, attribuito alla scuola jaqueriana.
Anche il secondo tempio del borgo, la chiesa della Confraternita meglio nota a San Vito come S. Elisabetta, testimonia secoli di Storia e di fede, con alcuni frammenti di affreschi databili alla prima metà del Quattrocento.
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